Fiducia dei consumatori inaspettatamente in calo a metà gennaio. L’indice elaborato dall’Università del Michigan è infatti sceso a 72,7 punti dai 75,2 di fine dicembre, contro attese di crescita a 76,0. Secondo gli economisti dell’Università del Michigan il risultato è dovuto soprattutto alla crescita dei prezzi della benzina, che ha incrementato i timori di una ripresa dell’inflazione.
I prezzi al consumo sono infatti saliti dello 0,5% in dicembre, spinti soprattutto dall’incremento dei prezzi dei prodotti energetici: +4,6%, la crescita maggiore in più di due anni. L’indice core, che esclude alimentari ed energia, è salito dello 0,1% su base mensile, e dello 0,8% su base annua, l’incremento annuale più modesto dal 1958.
Indicazioni moderatamente positive erano invece venute da vendite al dettaglio e produzione industriale.
Le vendite al dettaglio sono aumentate in dicembre per il sesto mese consecutivo: +0,6%. Le vendite al dettaglio sono un indicatore importante dell’andamento dei consumi degli americani, che contano per circa il 70% del prodotto interno lordo. Per questo una crescita sostenuta di queste può garantire un buon tasso di crescita per l’intera economia. Tra le cause principali dell’andamento degli ultimi sei mesi, i tagli alle tasse e il miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro.
Altro segnale importante, come dicevamo sopra, quello che viene dalla produzione industriale, salita dello 0,8% in dicembre, in linea con le attese degli analisti. Lo ha comunicato oggi la Federal Reserve. Il livello di utilizzo della capacità produttiva è salito al 76,0%, rimanendo però 4,6 punti percentuali sotto il livello medio del periodo 1979-2009.
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